giovedì 24 gennaio 2013

una vita di sfumature...


Ho letto anche io la trilogia dalle “50 sfumature”.
Trilogia che, come leggo dalle statistiche, ha venduto più di Herry Potter, e giù la critica e i commenti, ma soprattutto le emulazioni e le operazioni di marketing che danno il genere “softporno”, ad oggi, tra quelli meglio quotati.
La storia racconta di lui bello, ricco e tormentato, che sfoga nei suoi gusti sessuali difficoltà emotive, che si innamora di lei giovane povera ed inesperta.
L’innamoramento avviene immediatamente per cui, in realtà, il libro si chiude dopo 100 pagine o neppure.
L’ho letta la trilogia (la stessa storia è suddivisa in tre volumi, non autonomi tra loro, direi con un’ottima visione del guadagno), per caso, incuriosita non dalla storia (ero ben consapevole che non si trattasse di una pietra miliare della letteratura internazionale) quanto dal vedere se anche su di me il “fantomatico Ms Grey” avesse effetto.
Le giovani donne si ritrovano nella bella Ana, le donne meno giovani esprimono il desiderio, non più  nascosto, che il proprio uomo le soddisfi proprio come fa Christian.
E poi ci sono quelle che finalmente possono ammettere che amano ovvero preferiscono tali modalità di piacere, e che quindi hanno trovato anche grazie a questo successo editoriale, spazio per parlarne e condividere.
Ammettiamolo, viviamo in un mondo bigotto e, anche se si è emancipate, trovo che sia davvero complesso ammettere a se stessi e al mondo abitudini di tal fattezza.
Vi dirò che, con mio poco stupore, il bel protagonista, oltre a ricordarmi il principe azzurro delle scuole medie (bello e ricco, per intenderci, esclusa, dunque, la sua parte erotica) in nulla mi intriga.
E così scorrono veloci e anche un po’ noiosi dialoghi sempre uguali a coronamento di scene d’amore cadenzate ogni paio di pagine.
Eppure...
Eppure gli elementi per far si che la storia avesse uno spessore diverso li ha davvero tutti.
E non è solo il mai risolto conflitto materno di lui che li evidenzia.
Ciò che a me ha colpito è il concetto di dipendenza che prepotentemente viene fuori.
La dipendenza dal controllo smodato dell’altro, nella sua mente e nella sua fisicità.
Il terrore, di chi riceve tale trattamento, di non soddisfare a sufficienza tale bisogno, con la conseguenza di aver paura di perdere il suo amore.
Siamo seri, i giornali sono pieni di notizie di cronaca che raccontano di donne che non riuscendo a staccarsi da tale sudditanza psicologica ne diventano inevitabili vittime.
Subire anche il più piccolo sbalzo di umore altrui, se, nel libro sfocia nel più semplice conflitto per il controllo del godimento dell’altro, nella realtà fa venir fuori, soprattutto nelle donne la cosiddetta sindrome della “crocerossina” che porta alle conseguenze che tutti conosciamo.
No, non mi è dispiaciuta la lettura, ma una valenza più seria il tema la meritava.

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